Chiesa vagone, Cristo Locomotiva

Negli ultimi mesi, grazie all’imminente Sinodo dei Vescovi di ottobre, in tanti paesi e in città si parla e si discute sempre di più sul rapporto giovani-Chiesa, sulla scarsa partecipazione ai sacramenti, sulla non accettazione di Dio.

Il tema è vastissimo tanto quanto vasto è il numero dei giovani, perché ognuno, con la sua età e la sua storia personale presenta bisogni, esigenze e richieste alla vita in modo differente.

Ciò che voglio tentare di fare in tale sede è di cercare di riflettere sul caso.

A tanti giovani sicuramente manca un vero incontro con Cristo, che “ti prende per mano e non ti vuole lasciar”, che trasforma veramente la vita. Come si può incontrarLo? Voglio pensare a un giovane vissuto in Umbria tantissimo tempo fa, ma che forse è uno dei più attuali. Tale giovane aveva tanti desideri, tante grandi passioni e aspirazioni (voleva diventare cavaliere, per dirne una) e, quando meno se lo poteva aspettare, Gesù si lascia incontrare attraverso la malattia, poi con un sogno, poi in un lebbroso. Francesco, quel giovane, cambia vita totalmente. Comprende che ciò che cercava poteva trovarlo solo in Dio. Con sincerità ho provato a leggere, attraverso Francesco, me stessa e incredibilmente mi sono ritrovata dentro il suo cuore, dentro il suo cambiamento.

Penso a tutti i giovani che hanno incontrato Gesù nella loro sofferenza, quando erano gravemente malati o quando erano arrivati in basso e non riuscivano più a risalire da soli. Ecco: è quando ci si rende conto che siamo poveri e miseri che incontriamo Dio, che gli lasciamo spazio e ci lasciamo salvare.

In occasione della marcia francescana, insieme agli amici del mio gruppo, ho maturato la certezza che Dio è più grande di noi, dei nostri limiti, del nostro marciume. E accettare tutto questo e riconoscerlo è un passo necessario per aprirsi a Lui e a lasciarsi trasformare. È stato vero.

Credo che la Chiesa possa essere terreno fertile dove poter incontrare Dio. Preferendo non rimanere sul vago, penso a Francesco Lorenzi*, che incontrò Dio anche attraverso la gioia di tanti giovani a degli incontri di evangelizzazione e poi con la partecipazione all’Adorazione Eucaristica.

Come Chiesa bisogna essere credibili, autentici, gioiosi, senza nascondere la fragilità, per non essere solo teorici di Uno più grande, ma soprattutto veri testimoni di una persona che ci ama, ci ama davvero.

Molte persone antepongono la dottrina a Gesù, come se un treno camminasse grazie ai vagoni e non con la locomotiva. È Dio che traina, che ci prede per mano e ci spinge durante le salite e anche durante le discese.

Una ragazza che tempo fa era atea, Barbara Martinelli, rimase scossa e sorpresa (così è raccontato nel libro** dove è citata)  quando a scuola l’insegnate di religione, don Mario, disse che la cosa più importante nella vita siamo noi. Noi e la nostra felicità. “Non c’entrava  niente con quello che avevo in mente io della fede e di Dio” racconta Barbara, che rimase segnata e “presa” soprattutto dal successivo incontro con Francesca Pedrazzini e dal gruppo dei giessini.

Tutto si fa incontro e noi cristiani, membra della Chiesa, pietre vive, siamo sempre degli strumenti. Abbiamo una grande responsabilità e senza la preghiera che diventa relazione e presenza di Dio nella nostra vita, non andiamo da nessuna parte.

Un amico un giorno mi ha chiesto perché credo in Dio. Che buffo non aver la risposta pronta a una domanda che ci sembra così scontata e semplice, ma che mette ogni volta a repentaglio.

Ho scelto e ho fatte mie le parole di  Andrea Bellandi***, il quale spiega le regioni del suo credere.

“È stato piuttosto il cedere di fronte all’evidenza di un’attrattiva, tanto nuova quanto corrispondente alle proprie attese, a cui tuttavia non potevo dare io il nome” e ancora “perché quel presentimento del vero presente già nel primo incontro – incontro, ripeto, normalissimo e tuttavia già carico di una grande promessa – si è confermato, crescendo in consapevolezza e certezza, nel tempo.”

Credo, perché ho incontrato una Persona, perché mi sono messa in gioco e ho ricevuta una riposta dall’Altra parte, da Dio. Credo, perché nella mia vita vedo che c’è Qualcuno che mi dona completezza, che mi dà un senso, che mi ama infinitamente, che vuole solo la mia felicità. E io da questa persona mi voglio lasciare scegliere, sempre.

*Cantautore, musicista e scrittore italiano, membro e fondatore della rock band The Sun.

** pag. 33 di Io non ho paura. La storia di Francesca Pedrazzini di Davide Perillo, San Paolo Ed., 2013

***Preside della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale. Citazioni dall’articolo “Perché credo? Rispondono il teologo, il filosofo e lo scienziato” di Riccardo Bigi su ToscanaOggi.

Pubblicato da ilblogdiunrabarbaro

Anna, 23 anni, amore per la vita e per Chi l'ha creata, passione instancabile per la musica. Meravigliata come stile di vita e curiosa di scoprire nuove cose, mi appassiono della vita e della bellezza, sono un'aspirante santa. Con il corno sulle spalle cammino per le strade del mondo...

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