Nel mio paese, San Bartolomeo in Galdo, nel 1761, per opera del sacerdote don Nicola Reino fu edificata sulla collina una cappella rurale in devozione alla Madonna.
Secondo la tradizione, «la Beata vergine Maria Incoronata apparve all’alba dell’ultimo sabato di aprile del 1001, su una grande quercia, ad un signore che si trovava a caccia nel bosco del fiume Cervaro (Foggia) e gli mostrò in visione la Statua, chiedendo che venisse posta in venerazione in un’apposita chiesa da costruire sul luogo dell’ apparizione, assicurando che Lei sarebbe stata larga di grazia verso chiunque l’avesse pregata davanti a quel Simulacro… Lì sopraggiunse un contadino, che la tradizione chiama Strazzacappa, ed appese ad un ramo della quercia la sua caldarella trasformata, con un po’ di olio, in rustica lampada». La leggenda narra che quell’olio arse per anni.
La Vergine fu rappresentata posta su di un albero con ai piedi un contadino con l’aratro e una lampada appesa ad un ramo.
Il culto della Madonna Incoronata si diffuse tra Puglia, Molise e lungo il confine campano, probabilmente, anche grazie al periodico spostarsi dei pastori transumanti frequentatori del Santuario dell’Incoronata di Foggia.
Lo storico Nicola Falcone, nella Monografia (1853) scriveva: «Nell’ultimo sabato di aprile innumeri (sic) fedeli de’ circonvicini paesi vengono a venerare la Vergine Incoronata dagli Angioli…».
Questa festività è chiamata da tutti i sanbartolomeani “La festa della Madonna della Cappella“.
I simboli di questa festa sono, in particolare, i tre giri intorno alla Cappella, le verghe votive e i tre solchi.
Come tutti i sanbartolomeani, anche io sono affezionata a questa festa del paese. Quest’anno, ho potuto seguire solo da lontano la preparazione della Verga da parte dell’Oratorio “Frate Leone” di San Bartolomeo e, negli ultimi giorni, ho “intervistato” alcuni dei partecipanti al progetto.
Sono ben felice di condividere con tutti voi i loro racconti!
Cosa ha significato per te preparare la Verga?
Realizzare la Verga è un desiderio coltivato nel cuore da tanti anni. Quest’anno siamo riusciti a realizzarlo mettendo insieme tanti talenti, di tante famiglie e di numerosi amici. Ognuno si è messo in gioco cercando di non prevalere sugli altri e condividendo le proprie idee, ma sempre avendo a cuore l’obiettivo comune. Ci siamo riuniti spesso per realizzare i fiori di carta, di plastica e anche con le mascherine. Alcune famiglie hanno collaborato anche da casa, nel silenzio.
All’inizio ci sembrava molto difficile da realizzare, ma pian piano, con l’aiuto di tutti, ce l’abbiamo fatta. Abbiamo scelto due temi per realizzare il disegno: il Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi e il gemellaggio tra il Convento e la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli (Assisi).
È la prima volta che lo faccio! Quando sono stata invitata a collaborare, non nascondo che mi sono emozionata, perché i miei avi lo facevano, cent’anni fa. Per me è stata una cosa speciale, nuova…ed allo stesso tempo mi sono sentita parte di una tradizione anche di famiglia.
Ha significato fare comunità, ha significato gioia, stare insieme agli amici.
Per me significa portare avanti il valore positivo di una tradizione legata al passato, quando le donne legavano alla Verga un fazzoletto con la preghiera di far tornare il proprio marito sano e salvo dalla guerra.
Che valore ha per il paese preparare la festa della Madonna della Cappella?
Per il paese è un momento molto significativo. La prepazione inizia ufficialmente quando la statua della Madonna Incoronata viene portata dalla Cappella al Convento dei Frati Minori e poi viene accompagnata in Chiesa Madre dove si tiene la novena. È un appuntamento molto sentito, una tra le feste più attese. Ognuno affida alla Mamma “le segrete ansie del cuor”, come recita il canto popolare, prendendo esempio da San Francesco d’Assisi che la circondava di indicibile amore.
Per me questa festa significa gioia, allegria, comunità, amicizia, tradizione. Ogni sanbartolomeano fa di tutto per non rinunciarvi. I paesani “lontani” tornano proprio per l’occasione o chi è all’estero segue da casa attraverso i social. La Madonna ci porta ad abbandonare tutto e trovare lo spazio per esserci.
Che significato ha vivere una tradizione?
Vivere una tradizione ha il significato profondo di “consegnare oltre”, tramandare alle nuove generazioni qualcosa che è ritenuto prezioso, un insieme di conoscenze, di sentimenti e valori, un dono che serve a creare un senso di appartenenza e una connessione con il passato, proiettati verso il futuro.
Il valore sta nel senso della comunità. Tradizione è storia. È importante viverla, fare qualcosa, partecipare attivamente. Ad esempio fare la Verga, preparare il pranzo della domenica della Cappella, suonare in banda, andare a mangiare il panino con gli amici, fare i tre giri intorno al santuario…. Vivere la tradizione è valorizzare la comunità, valorizzare la nostra storia.
Qual è la cosa più bella nel preparare la Verga?
La cosa più bella per me è stata la gioia di trovarsi, di stare insieme, di confrontarsi nelle scelte, ma soprattutto di realizzare il lavoro insieme. Fare nuove amicizie, anche.
Di solito abbiamo lavorato di sera, quindi è stato bello ritrovarsi e poter condividere, insieme a un pezzo di pizza, ad un bicchiere di aranciata o checchessia, anche ciò che si è vissuto durante la giornata. Si condividono i sorrisi, la fatica della giornata …e si condivide la buonanotte nell’andare via.
La cosa più bella per me è stata preparare migliaia di fiori, ognuno come fosse una preghiera. È stato bello vedere piccoli e grandi uniti in un solo intento, mettere insieme i talenti di ciascuno per creare qualcosa di meraviglioso, condividere un ideale e portare avanti una tradizione, sentirsi fraternità che con spirito di servizio offre il proprio contributo per il vero bene: la devozione verso la nostra Mamma, venerata sotto il titolo di Incoronata.
I bambini, in particolare, come rispondono all’invito della Verga?
Sono magnifici: sono emozionati, gioiosi, hanno voglia di fare, di non saltare nemmeno un appuntamento. Fare i fiori, attaccarli, scegliere i colori, mantenere la struttura… Credo possiamo imparare tanto dalla loro voglia di fare e dall’entusiasmo che portano!
La Verga è uno spreco, però il Vangelo ci insegna che alcuni “sprechi” sono giusti, sono belli, perché sono d’amore! Tu come la vedi e la vivi questa cosa?
Realizzare dei fiori con del materiale donato, acquistato o riciclato e usare il proprio tempo per una cosa che apparentemente è inutile, sono un segno per esprimere la gratitudine e la riconoscenza per la Vergine Maria, che con sguardo amorevole ci guida nella nostra vita.
Nell’amore gratuitamente dato non c’è tornaconto e si è disposto a perdere…
Questo spreco di tempo è occasione per fare gruppo, per unire generazioni diverse, per esprimere tutta la creatività a favore di un obiettivo comune, per costruire appartenenza. Dietro l’apparenza di cose inutili, c’è il bene di crescere come comunità! Questo spreco di tempo ci ha aiutati ad esprimere la nostra fede personale e in fraternità.
Abbiamo utilizzato vari materiali, tra cui un tipo di carta che ci è stata donata e che non poteva essere utilizzata diversamente. Abbiamo riciclato anche delle mascherine non utilizzate durante il Covid.
Abbiamo fatto la Verga per continuare una tradizione e sicuramente l’abbiamo fatto con amore.
Qual è un ricordo da bambina, sulla festa della Madonna della Cappella? Cosa ricordi con più gioia? Cosa c’era prima e ora non più?
Uno dei ricordi più belli di me bambina è l’attesa di andare alle bancarelle. Ricordo che c’erano delle bambole di pezza con vestiti ottocenteschi…e mia zia me ne regalò una: mi rese così felice! Ora i bambini non attendono più la festa per comprare dei giocattoli, come invece ai miei tempi accadeva. C’erano quando ero piccola i palloncini ad elio ed è ancora bello vederli coloratissimi legati al polso dei bambini e, qualche volta, mentre volano e scompaiono in aria. Per me sono un ricordo prezioso. Una cosa che non vedo più da anni sono le carrube: ricordo che le assaggiavamo senza nemmeno sapere cosa fossero.
Alle medie il nostro professore di artistica, nei giorni della festa, ci portava alla Cappella e ci faceva dipingere i panorami che potevamo ammirare da lì. Ricordo che ci divertivamo a dipingere tutte le diverse tonalità di verde.
A volte mi dispiace vedere persone che vivono questa festa con superficialità e senza la gioia. Per me e per i miei amici c’è ancora tanta attesa di vivere i giorni della festa dall’inizio alla fine, sperando sempre che ci sia una bella giornata, per poter incontrare le persone e stare insieme. Un’altra cosa importante tra i ricordi è la veglia del venerdì, che facevo da ragazzina. Nella notte condividi con gli amici le preghiere a Maria e la osservi lì, bella, tutta luminosa.
Uno dei ricordi più belli della festa è di quando avevo quattordici anni e facevo parte di un gruppo di giovani della chiesa del Calvario. Partecipammo tutti insieme alla veglia alla Madonna dalle dieci di sera fino alle cinque di mattina. Ricordo che non ci fermavamo mai a cantare e facevamo quasi a “gara” con gli altri gruppi o le signore. Appena finiva un canto, subito ne iniziava un altro e non finivamo mai.
L’Oratorio è grato al Comitato della Cappella e a tutti coloro che hanno partecipato alla Verga 2024!
… ed io a chi si è messo in gioco per questa mia piccola intervista. Ascoltando i racconti, ho trovato tanta gioia, tanto entusiasmo.
Sono contenta di vedere felice la mia comunità di San Bartolomeo! Grazie a tutti!