La mia musica è vita

Oggi abbiamo il piacere e l’onore di conoscere Samuele Telari, giovane fisarmonicista umbro. È vincitore di prestigiosi concorsi, ha solcato numerosi palchi, è un artista dal virtuosismo sorprendente: crea musica come solo lui sa fare. Mi ha colpito la sua semplicità e l’entusiasmo per il suo lavoro, che è prima di tutto una grande passione.

…Ma lasciamo che a parlare sia lui!

CIAO SAMUELE! COME HAI COMINCIATO A SUONARE?

Ho iniziato non perché io volessi fare musica, ma perché i miei genitori volevano che io e mio fratello imparassimo a suonare uno strumento, che per noi fu la tastiera. C’era una scuola di musica a pochi minuti da casa e abbiamo iniziato lì.

La tastiera, dopo qualche mese di studio, non mi entusiasmava più, quindi mia madre mi chiese di dare un’ultima chance alla musica con la fisarmonica. Ero piccolo, avevo solo sei anni. Provai a suonarla e nacque qualcosa…

Solo dopo qualche lezione di fisarmonica, io e la mia famiglia capimmo che la scuola di fisarmonica del mio maestro Tomassetti, vantava una tradizione di più di trenta anni. 

DA PICCOLO AVEVI SOGNI PER LA VITA “DA GRANDE”? QUANDO È SUBENTRATA LA MUSICA NEI TUOI PROGETTI?

A sei anni avrei voluto fare il muratore o il parrucchiere “da grande”; essere un musicista non era proprio tra i miei piani.

Da bambino studiavo per divertimento, con gusto e con tanto impegno, ma per me lo studio della fisarmonica era importante come era importante il nuoto. Intorno ai 13-14 anni, quando sono passato dalla fisarmonica tradizionale a quella classica, dopo la spesa impegnativa che i miei genitori fecero e la richiesta d’impegno sempre crescente, iniziai a pensare che la musica sarebbe potuta diventare un progetto serio per la mia vita. A quel punto del mio percorso ci fu l’esigenza di scegliere cosa porre in cima alla mia scala di impegno e di valori. E io scelsi la musica!

IL PRIMO CONCORSO?                                                                                 

Il primo concorso ci fu subito, dopo appena pochi mesi di studio, a San Cesareo. Fu un buon banco di prova. In seguito, in generale, continuavo a suonare tanto, tra saggi, manifestazioni e concorsi. La mia estate era sempre impegnatissima per la musica e le vacanze al mare non erano tra i miei piani!

La mia scuola di musica proponeva sempre tante attività e così le numerose esperienze di studio mi permisero di sentirmi a mio agio sul palco e il pubblico mi divenne presto familiare: due elementi questi, indispensabili per un musicista!

QUANDO HAI INIZIATO A SUONARE IN CONSERVATORIO? CHE FRUTTI HA PORTATO AL TUO PERCORSO?

Mi iscrissi in Conservatorio a Santa Cecilia a Roma dopo la maturità e perciò avevo più o meno diciannove anni. Entrai con il Nuovo Ordinamento, dopo aver fatto anche molti esami da privatista per il Vecchio Ordinamento. Mi trovai molto bene con gli insegnanti del Santa Cecilia e di ognuno di loro conservo un bellissimo ricordo: del Maestro Pitocco, in primis, e anche dei Maestri di pianoforte complementare e di armonia. Tutti mi hanno insegnato davvero tantissimo. Il Conservatorio mi ha permesso di incontrare musicisti di grande valore. Inoltre, l’esperienza di vivere a Roma mi ha fatto incontrare tanti amici con cui ho potuto condividere il mio percorso…

Una tra le tappe importanti del mio studio è stato l’Erasmus di qualche mese a Strasburgo durante il Biennio Specialistico.

DOPO GLI STUDI AL CONSERVATORIO COSA HAI FATTO?

Conseguii il Diploma nel 2016 e, nei due anni successivi, principalmente suonavo e facevo concerti solistici o in ensemble, con Jacopo Taddei (sassofonista) e poi con Alice Cortegiani (clarinettista) con i quali avevo iniziato a suonare negli ultimi anni di Conservatorio. Abbiamo fatto tanti concerti insieme, sono nati progetti. Inoltre, lo scorso anno ho iniziato a insegnare in Conservatorio.

COME HAI VISSUTO IL PASSAGGIO DA ALLIEVO AD INSEGNANTE?

Diventare insegnante è strano, perché si sente una grande responsabilità rispetto agli studenti. Insegnare è difficile! Soprattutto quando bisogna partire dall’inizio, come imbracciare lo strumento o fare la prima scala, perché bisogna tornare parecchio indietro nella memoria, si deve quasi azzerare tutta la tecnica raggiunta e bisogna immaginare di essere un bambino alle prime lezioni. In più, io vorrei trasmettere ai miei studenti il mio amore, il mio entusiasmo per la musica e i valori in cui credo (ad esempio quello dello studio). Penso che un insegnante non possa semplicemente insegnare come suonare, ma insegnando, appunto, possa diventare “maestro di vita”.

HAI MAI SOFFERTO DI PROBLEMI LEGATI AL PESO DELLO STRUMENTO?

Il peso dello strumento può causare mal di schiena, dolore alle spalle e al collo. Questi sono i dolori più comuni dei fisarmonicisti. Io ho sofferto parecchio durante i viaggi in treno o in aereo, durante i quali portavo la fisarmonica sulle spalle, la posavo, poi la riprendevo per spostarmi, camminavo col suo peso addosso… tutti questi spostamenti mi risultavano pesanti e faticosi.

Invece, problemi fisici seri legati a concerti o allo studio non ne ho avuti. Una volta però, ricordo che dopo un concerto impegnativo, non riuscivo più a togliermi la camicia: avevo il braccio sinistro paralizzato.

CRITICHE NE HAI RICEVUTE?

Le critiche ricevute su giornali come il Sole 24 Ore o Repubblica nei confronti del disco Limes o dei concerti fatti sono state sempre molto positive. Ho avuto delle critiche meno positive per l’esecuzione di una trascrizione dell’andante de “La morte e la fanciulla” di Schubert, perché secondo alcuni non era riuscita “l’imitazione” del quartetto d’archi. Ovviamente anche su questo ci sono stati pareri discordanti.

SPESSO SI PARLA DI ARTISTI INCOMPRESI. COSA NE PENSI?

No, secondo me non esistono artisti veramente incompresi. Se vi fosse una critica comune contro le scelte stilistiche ed esecutive di un musicista, forse qualche fondo di verità potrebbe esserci. È impossibile che un artista possa non essere compreso da alcuno.

Se un musicista affermato dice la propria sulla mia esecuzione e poi ritrovo lo stesso filo comune anche in altre opinioni, allora prendo in maggiore considerazione le critiche. Bisogna essere umili in questo.

Credo che nella musica non si possa pretendere la totale libertà, specie se nel repertorio classico. Penso che anche nella creatività sia necessario attenersi ad un criterio.

La creatività non è disordine, né semplice arbitrarietà, ma valorizzazione!

HAI “RITI” O PORTAFORTUNA PER I CONCERTI O I CONCORSI?

No, non faccio cose scaramantiche, ma ho un’organizzazione mentale molto precisa. Prima di un concerto so esattamente le cose da fare. Nella maggior parte dei casi, amo organizzarmi con calma e anticipo.

Nelle nuove collaborazioni mi sono dovuto adattare alle esigenze dei miei colleghi, e quindi è capitato che siamo arrivati nella sala del concerto anche soli dieci minuti prima.

Ad ogni modo, prima di suonare bevo molta acqua, mangio cioccolata e faccio stretching. In Conservatorio frequentai un corso sulla tecnica Alexander per imparare a rilassare il corpo. Questa tecnica mi è stata di grande aiuto. È davvero importante sapere come rilassare il proprio corpo, per non essere teso né prima né durante un’esecuzione. Poi, il pensiero che non bisogna sbagliare niente non aiuta. Ciò che invece è utile è avere dei pensieri positivi.

È anche fondamentale prendere confidenza con la stanza e con il pubblico, senza avere delle immagini mentali false (per esempio immaginare che davanti a te ci sia un muro). La chiave è essere nel “qui ed ora”.

DA COSA È DATA LA SICUREZZA IN UN CONCERTO E LA SUA RIUSCITA?

Parto col dire che io non credo nell’improvvisazione. La creatività, durante un concerto, ci dev’essere sicuramente, ma davvero in piccole percentuali. Molti musicisti sono attenti solo al suonare in maniera pulita, ma non è quello che conta, anzi mette molta tensione e può essere frustante.

La riuscita dell’esecuzione è data dallo studio, dall’analisi del brano, dall’avere idee chiare su ogni particolare. La sicurezza tecnica, inoltre, è fondamentale. Quando posso suono a memoria. Lo spartito a volte lo percepisco come un impedimento alla musica che voglio creare.

A parte la preparazione, la buona riuscita di un concerto è data dalla voglia di stare lì a fare musica, lasciando dietro le quinte ogni tipo di pensiero.

SUONI UNA MENGASCINI. PERCHÉ L’HAI SCELTA?

Ho suonato per molti anni su una Pigini, fisarmonica di fattura italiana che mi ha dato veramente tantissimo. Da circa tre anni suono una Mengascini. In questa scelta, più che altro, è subentrato il gusto. Oltre che uno strumento solidissimo, sono stato molto affascinato da suono dello strumento, estremamente malleabile e pastoso. Ho fatto una scelta di stile rispetto a quello che è il mio percorso di musicista.

FISARMONICA E ORCHESTRA VANNO D’ACCORDO?

Purtroppo, il repertorio per Fisarmonica e Orchestra è molto ridotto e spesso non viene nemmeno valorizzato. Sono poche le composizioni in cui la Fisarmonica solista spicca nell’orchestra e mostra la sua bellezza.

Suonare in orchestra non come solista sono state occasioni più uniche che rare, ma quelle poche volte che mi è capitato è stato bello e mi è piaciuto veramente molto! La fisarmonica, ad esempio, a volte viene impiegata in sostituzione dell’harmonium, come nella Petite Missa Solennelle di Rossini, oppure nelle trascrizioni cameristiche in Mahler. Non è frequente, ripeto, ma quando c’è occasione viene fuori un bel risultato.

HAI SOGNI PER IL FUTURO?

Potremmo aprire un libro su questa domanda, soprattutto in questo momento storico.

Domani, 1° Maggio, uscirà il nuovo disco con la clarinettista Alice Cortegiani. Insieme costituiamo il Duo Essentia. Il nome del disco è BROKEN SHAKE, che significa letteralmente “oscillazione rotta, spezzata”.  L’idea viene dalla composizione “BROKEN SHACKLE” di Dai Fujikura, naturalmente presente tra i brani incisi.

Mi chiedevi se ho sogni per il futuro? Fare musica, sempre!

Pubblicato da ilblogdiunrabarbaro

Anna, 23 anni, amore per la vita e per Chi l'ha creata, passione instancabile per la musica. Meravigliata come stile di vita e curiosa di scoprire nuove cose, mi appassiono della vita e della bellezza, sono un'aspirante santa. Con il corno sulle spalle cammino per le strade del mondo...

2 Risposte a “La mia musica è vita”

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