La Marea dei Sogni

Ciao a tutti, cari lettori! Questo articolo è molto molto importante per me, perchè ho avuto il piacere di intervistare una ragazza piena di vita e FELICE, per voi, Rosa

Rosa ha 16 anni e mezzo, abita momentaneamente in Kansas (USA), dove sta vivendo l’esperienza dell’anno all’estero, ma tecnicamente è domiciliata in un paese della Campania, qui in Italia.

Suona il fagotto, studia per poter tradurre in musica i propri pensieri che solitamente già traduce in parole (e anche molto bene), attrice in erba, ha un senso spiccato dell’umorismo, è molto vitale ed entusiasta di vivere. Da quel che so, non si arrende facilmente dinanzi alle cose per cui tiene. Ama fare feste con le amiche e parlare fino a notte fonda anche se la persona affianco a lei è stanca morta. È un’inguaribile romantica, battagliera per le cose che contano, sognatrice di giorno. Sarà uno dei futuri Presidenti della Repubblica Italiana.

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Da dov’è nata l’idea di partire per l’anno all’estero?

La mia partenza è nata dall’esigenza personale di uscire da quello che è ordinario e inseguire la mia curiosità di sapere com’è il mondo.

È il desiderio di scoperta, di scoprire e capire che ruolo ho nel mio “posto”, quanto l’ambiente attorno mi influenza e cosa resta di me quando non ci sono. Il senso è scoprire chi sei al di fuori delle linee che hai costruito durante tutta la tua vita.

Come hai conosciuto l’esperienza dell’anno all’estero e quando esattamente hai capito di voler partire?

In seconda media ho capito di voler fare questa cosa, dopo aver trovato su internet persone che raccontavano il proprio anno all’estero (qualche anno fa non era molto conosciuta l’esperienza, non come oggi) ed è stata sempre in un posto della mente, quasi come un semino che dopo quattro anni è diventato una pianta e adesso è un albero.

È stata quasi una sorta di “meta” silenziosa che mi ha accompagnato, o meglio, una marea dei sogni che pian piano mi ha chiamata e mi ha gonfiato i polmoni come vele al vento, per usare le parole di Andrea Cerrato.

Chi è un Exchange Student?

Un Exchange Student in teoria è uno studente “di scambio” che sceglie di vivere in un altro Paese, di solito anche un altro continente, per un periodo limitato di tempo che di solito copre la durata dell’anno scolastico.

Gli exchange sono i ragazzi che credono che si possa costruire un ponte tra le nazioni, che credono che attraverso il dialogo interculturale e confrontandosi su differenti esperienze culturali, si possa costruire un mondo migliore: un mondo di pace, un mondo che è più bello, più unito. Noi esseri umani siamo fatti per essere uniti, le persone sono fatte per stare insieme e così anche diversi popoli sono chiamati ad essere una comunità che vive in comunione.

In poche parole, l’Exchange Student è uno studente che decide di crederci un po’ di più degli altri e di mettersi alla prova in questa sfida.

Esserlo non è facile. Bisogna essere molto forti e allo stesso tempo molto teneri. Bisogna essere aperti ad affrontare quello che io chiamo “il niente del domani”, cioè a non sapere cosa accadrà il giorno successivo.

Non penso che partire per l’anno all’estero possa significare scappare dalle proprie paure, ma abbracciarle fino in fondo, prenderle sottobraccio, perché quando ci si ritrova dall’altra parte del mondo, a tutte le paure “di partenza” se ne aggiungono altre. Non è scappare, ma affrontare cosa hai dentro.

Primo giorno, prime impressioni… Cosa hai pensato i primi istanti in cui hai toccato terra americana?NY

La prima volta che ho messo piede sulla terra americana ero felicissima. Il mio aereo, vicino New York, ha attraversato una forte turbolenza davvero…turbolenta, quindi ci hanno fatto atterrare prima in un altro aeroporto, dove abbiamo aspettato dentro e dove poi hanno aperto le porte solo per farci prendere aria. Davanti a me c’era un grande parcheggio di cemento e mi sono detta “Benvenuta in America!”.

La prima cosa che ho pensato non me la ricordo, ricordo solo che è stato bello, che ero con le mie compagne di viaggio. E avevo un’eccitazione assurda, una felicità che viene da lontano, che poi è la felicità dei sogni che si realizzano. Mi sembrava tutto molto voluto da tanta passione. L’aria mi sembrava “piena”, come se tutti danzassero.

L’America mi è sembrata grande, piena. L’America è grande, in effetti, e sembrava come di essere in un film.

Com’è la vita in America?

La vita in USA, almeno per i ragazzi, è focalizzata sulla scuola, che non è semplicemente un luogo di formazione, ma è una comunità, un centro di giovani.

Gli adolescenti americani sono molto indipendenti, per esempio guidano la macchina o lavorano. Hanno sicuramente una maturità diversa dai ragazzi italiani.

La vita in USA, dicevo, è incentrata sulla scuola, ma anche sugli amici, sullo sport e c’è un fortissimo senso di appartenenza al continente americano. Gli americani sono fierissimi di essere americani.

Durante il weekend ci si rilassa, si sta in famiglia, si fa una gita, si esce con gli amici…

Una cosa che ho notato è che non c’è la piazza, intesa più come concetto che come luogo fisico. Le persone si incontrano nelle case o nei Fast Food. Non c’è il concetto di camminare, ecco perché poi tutti guidano.

(Comunque l’auto è indispensabile perché le distanze sono molto più…distanziate, ecco!)

Il cibo?

Il cibo è praticamente il fast food. Puoi trovare il cibo salutare, ma ci vuole più impegno: non è a portata di mano.

E la Pizza?

La pizza si può mangiare e molto spesso è buona, ma la pizza VERA è un’altra cosa.

L’Italia che ruolo ha in America?  

Gli americani amano l’Italia e quindi parlare della mia patria è stata una buona tattica per fare nuove conoscenze. Amano l’Italia e pensano di mangiare italiano anche se non è vero.

Ti penti mai di essere partita?

Non mi sono pentita di essere partita. È un’esperienza che ti lascia tutto e niente. Ti lascia tanto, ti lascia poco…dipende da come scegli di viverla.

È un’esperienza pazzesca! Studiare in un altro paese con altre persone e sperimentare “chi sei tu”, sperimentarsi anche nelle paure è un’opportunità preziosa.

Ogni giorno ti lascia tante domande e ti fa tanto pensare. Rompe quella rete di sicurezze che, a volte, non ci fa vivere. Ti sciocca, ti fa cavalcare le onde in quel mare aperto che forse non avevi mai nemmeno immaginato.

Quali erano le tue paure?

Le mie paure prima di partire non erano vere paure, ma il fatto è che quando parti non sai praticamente niente di ciò che vivrai. (Le informazioni sulla famiglia e sulla scuola che ricevi sono minime rispetto alla realtà)

Essere insicura di ciò che sarà il proprio ruolo in un contesto nuovo è stato un grosso interrogativo per me… Lasciare tutto, essere distante per un anno, sfidare tutte le amicizie: ho avuto molti pensieri prima di partire.

Quindi non le chiamerei paure, ma più inquietudini che lasciano il senso di incognita prima della partenza.

Ma c’è anche un sacco di felicità.

Un consiglio, comunque, che voglio dare è di non comparare la propria esperienza con nessuno. È un miracolo tutto l’amore che le persone ti dimostrano. La tua esperienza è tua ed è per te. Non esistono paragoni di crescita, di quanto ti ha dato o non ti ha dato cambiare vita per un anno. Non si possono nemmeno creare aspettative sulla base delle esperienze altrui.

La giornata più bella che hai vissuto?

Ogni giorno è una bellissima giornata e vado sempre a dormire con un profondo senso di gratitudine.

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Se dovessi scegliere tra tutti, il momento chiave è stato l’ultimo giorno di scuola del primo semestre, quando ho salutato tutti i miei amici e i professori e ho realizzato che fino a qualche mese prima io non sapevo nemmeno della loro esistenza, non le conoscevo quelle persone. Invece in quel momento erano lì ad abbracciarmi con tantissimo affetto.

Eppure, ripeto, non avevo idea di chi fossero, ma adesso loro sono qualcuno. Ho realizzato quanta strada abbia fatto dal primissimo giorno in cui sono arrivata, fino ad ora.

Il tempo vola e sento che questa prima metà della mia esperienza sia durata solo un attimo.

Rosa, ti auguro di non fermarti lungo questo tuo bel cammino, se non per raccogliere ricordi da chiudere in un mazzo di fiori profumati.

Che la Marea dei Sogni non ti abbandoni mai!

Pubblicato da ilblogdiunrabarbaro

Anna, 23 anni, amore per la vita e per Chi l'ha creata, passione instancabile per la musica. Meravigliata come stile di vita e curiosa di scoprire nuove cose, mi appassiono della vita e della bellezza, sono un'aspirante santa. Con il corno sulle spalle cammino per le strade del mondo...

2 Risposte a “La Marea dei Sogni”

  1. Rosa, my dear, sweet Rosa, you are like a Rose, and I am watching you blossom. –your exchange program coordinator, Wilma

  2. Nessun commento potrà esprimere la ricchezza dell’essere…Grazie ad entrambe…e a tutta la marea delle persone che amano per davvero!!!

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