Fra Federico Russo, cantautore di Dio

Fra Federico Russo è un frate minore della provincia della Toscana.

È l’autore del Canto dell’Amore e non solo…ma a lui la parola per conoscerlo meglio!

DOVE NASCE LA TUA PASSIONE PER LA MUSICA? COM’È NATO IL CANTO DELL’AMORE?

Suono la chitarra da quando avevo 15 anni, la musica è sempre stata una passione. Suonavo nella mia piccola band, poi ho cominciato a suonare a Messa. Ai tempi dell’università scrivevo qualche canzone, qualcuna anche sulla fede e con gli amici della parrocchia ne suonammo una alla festa della diocesi. Penso che quell’occasione fu una specie di anticipazione, un assaggio di quello che avrei vissuto da frate!

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Quando sono entrato in convento nel primo periodo non riuscivo a scrivere canzoni. Iniziava una vita diversa, ci voleva un po’ di tempo per abituarsi alla novità del convento, ma dopo qualche anno ho ricominciato a scrivere. Era il 2000.

Il Canto dell’amore è stato uno dei primissimi canti.

Ad un ritiro avevo incontrato il passo di Isaia 43, che mi aveva colpito molto. Ho sentito questa parola significativa per me, rispecchiava la mia esperienza e il mio cammino di fede. Così ho messo su un giro di accordi e ho scritto le parole.

Il Canto dell’Amore riflette un cammino, passato, presente e futuro. Raccoglie tutta la strada fatta fino a quel momento, e allo stesso tempo anticipa e custodisce anche la strada che ho fatto dopo e che sto continuando a fare.

Non immaginavo che Il Canto dell’amore avrebbe fatto così tanta strada: è iniziato a girare tra i giovani col passa parola, si è diffuso da solo. Io rimanevo colpito ogni volta che qualcuno mi veniva a raccontare che l’aveva ascoltato o suonato ad una festa o nella Messa.

Questo mi dava coraggio per continuare a scrivere, per mettermi a servizio dei giovani e della Chiesa.

COME “SEI FINITO” IN CONVENTO?

Ho iniziato il mio cammino religioso a 23 anni, ma sono cresciuto sempre all’ombra della parrocchia.

C’era un periodo in cui vivevo esperienze belle, ritiri e cose varie, però nella vita quotidiana non c’era davvero una relazione con il Signore.

L’esperienza più importante è stata la Marcia Francescana, che ho fatto dopo il liceo. Con la marcia ho vissuto un’esperienza forte di Dio e sono restato affascinato dallo spirito francescano.

Mi ha portato a mettermi nella disponibilità totale di lasciarmi guidare da Dio, senza precludere nessuna strada. Ho fatto mia la preghiera di san Francesco che dice “Signore cosa vuoi che io faccia? “.

Ho sperimentato che quando decisi di togliere i paletti entro cui avevo circoscritto la mia vita a quel punto si è aperto davvero il cammino e ho iniziato a vivere realmente nella libertà di figlio per dire Sì al Signore.

ALL’INIZIO DEL TUO CAMMINO, AVEVI GIÀ IMAGINATO DI UN SERVIZIO LEGATO ALLA MUSICA?

Non immaginavo davvero tutto ciò! Non ci pensavo nemmeno, in realtà.

Certo prima di entrare in convento avevo la passione per la musica, suonavo in chiesa a Messa… ma la verità è che a me piace il rock: non immaginavo come potessi portare la mia musica dentro il nuovo cammino.

Non conoscevo bene dei frati che usassero la musica come strumento di evangelizzazione, per questo era difficile anche da immaginare.

Pian piano si sono aperte strade nuove. Quando finii il noviziato c’era un frate più avanti di me che voleva creare una band per suonare agli incontri dei giovani. Mi ritrovai a dover recuperare la chitarra elettrica che avevo lasciato a casa: era l’ultima cosa che pensavo mi sarebbe servita da frate!

Iniziammo a fare dei canti per gli eventi dei giovani. Abbiamo scritto anche un musical su san Francesco, con musiche inedite.

COSA PENSAVANO GLI ALTRI FRATI DELLE CANZONI CHE SCRIVEVI?

Quando ho iniziato a scrivere canzoni c’era una maggiore sensibilità condivisa nell’uso della musica, anche moderna, per l’evangelizzazione e avvicinare i giovani.

In generale non ho mai trovato opposizione, anche perché noi francescani ce l’abbiamo nel DNA la creatività, l’usare linguaggi nuovi.

ULTIMAMENTE LAGLORIA.TV HA PUBBLICATO IL CANTO DELL’AMORE IN UNA NUOVA VERSIONE. COSA BOLLE IN PENTOLA?

Recentemente ho iniziato a collaborare con l’etichetta musicale LaGloria. Stiamo risistemando il catalogo dei brani che avevo scritto.

Negli anni è nata una band, con la quale suoniamo in giro le mie canzoni e non solo. Siamo tutti amici, ci siamo incontrati lungo il cammino, tra un convento e l’altro. Ci chiamiamo “Fra Federico Russo & Redemption Sons”.

Non abbiamo nulla di definito, ci sono delle canzoni nuove che ho scritto. Spero di riuscire a pubblicare qualcosa di nuovo. Vediamo cosa ne verrà fuori!

COME È CRESCIUTO NEGLI ANNI IL PRGETTO DI EVANGELIZZAZIONE?

Dopo quel gruppo con gli altri frati, ho continuato a suonare con altri giovani che coinvolgevo nelle varie comunità in cui mi trovavo.

Contemporaneamente ho portato avanti altre attività pastorali non legate alla musica. La musica non è mai stata l’unico strumento di evangelizzazione. Ora, per esempio, seguo la pastorale familiare e dei fidanzati.

Intanto, domenica 22 maggio ci sarà la giornata francescana a Siena. Suoneremo delle canzoni in piazza del Duomo. Siamo un po’ di persone, tra giovani e altri. Stiamo facendo le prove e c’è parecchio entusiasmo!

TU HAI PUBBLICATO CON L’EDIZIONE SAN PAOLO UN LIBRO SUGLI U2. COME STANNO INSIEME ROCK E BIBBIA?

Da studente di teologia stavo cercando un argomento di tesi per il baccalaureato e volevo trovare un argomento che potesse unire la mia passione musicale con la teologia. Tra varie ricerche, ho trovato delle pubblicazioni in inglese sugli U2, che è stato il gruppo della mia adolescenza.

C’era materiale per fare un lavoro abbastanza serio.

Gli U2 sono un gruppo che ha una radice cristiana, nei testi si trovano con grande frequenza citazioni della Bibbia, riferimenti a Dio, invocazioni a Gesù. Ho messo in evidenza gli aspetti religiosi e spirituali nei testi.

A lavoro finito ho inviato la mia tesi all’edizione San Paolo e da lì è iniziato il progetto di pubblicare il libro.

È stata un’esperienza bella, mi ha anche permesso di andare in giro a fare presentazioni, interviste.

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POTEVI IMMAGINARE TUTTO QUESTO QUANDO SEI DIVENTATO FRATE?

È il Signore che ti guida a vivere cose che non immaginavi ed è Lui che apre strade sorprendenti. È bello avere la possibilità di tirare fuori i propri talenti per metterli a servizio, ma è avvenuto tutto gradualmente. Come dice una canzone, la strada si apre passo dopo passo.

Nella vocazione scopriamo che siamo davvero unici. Tutto ciò che siamo può essere messo a servizio del Vangelo e del Regno di Dio.

Infatti, è quando sono diventato frate che ho recuperato passioni che avevo da ragazzo, ma trasformandone la motivazione.

Da adolescente avevo una prospettiva diversa. Suonavo e mi esibivo con la band perché così mi sentivo importante. Lo facevo principalmente per me. Dopo, da frate, ho riscoperto il fare con una finalità diversa. Lo stesso strumento usato con un Perché diverso e soprattutto con un per Chi!

Dico con certezza che siamo felici quando viviamo la vita come un dono per gli altri. Quando siamo centrati su noi stessi non siamo felici, perché la felicità sta nel dono, nell’amore, nel saper essere per gli altri.

Quando parti per donare sperimenti la gioia.

Diventa tutto gratuità.

Quella gratuità in cui puoi dare e puoi ricevere senza essere centrato su stesso, perché sei proiettato verso l’altro.

Pubblicato da ilblogdiunrabarbaro

Anna, 23 anni, amore per la vita e per Chi l'ha creata, passione instancabile per la musica. Meravigliata come stile di vita e curiosa di scoprire nuove cose, mi appassiono della vita e della bellezza, sono un'aspirante santa. Con il corno sulle spalle cammino per le strade del mondo...

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