Flughafen, Flughafen!

Prima di ieri, non avevo mai preso l’aereo da sola e insieme a tanto entusiasmo, avevo anche un po’ di paura. Non riesco ancora a capire come si possa attraversare il mondo su una macchina volante, è un fatto straordinario.

Come dicevo, avevo un po’ di paura. Le cose nuove spaventano sempre. Ieri ho capito che il segreto di un buon viaggio, sta (quasi) tutto nella concentrazione e nell’organizzazione prima di partire. Fortunatamente, ho degli amici e parenti che mi vogliono bene e quindi mi hanno spiegato passo passo cosa fare per riuscire a salire sull’aereo che mi avrebbe riportata a casa. Senza di loro, probabilmente, mi sarei persa trecento volte. Mi sento benedetta dalla presenza di questi miei custodi che, ovunque io vada, sono con me. Comunque vada, sono custodita. Per davvero.

Ma torniamo al viaggio…Che corsa che ho fatto per prendere i treni, tra U-bahn e S-bahn! La U, l’ho presa proprio per un pelo, grazie a un ragazzo ha bloccato le porte e che mi ha fatto salire. Non so se era gentilezza o compassione, ma in ogni caso lo ringrazio molto perché la mia corsa con il corno in spalla e con una borsa del computer che si è trasformata nella borsa di Mary Poppins, ha trovato significato. Quando poi ho cambiato treno e ho preso la S, mi facevo tenerezza da sola, perché mi ripetevo “Flughafen, flughafen” in testa, come quando da piccoli si va a comprare il pane e si ripete tra sè e sè “mezzo chilo di grano duro” per non dimenticarlo. Alla fine, non ho dimenticato Flughafen, ossia l’aeroporto, e ho preso il treno giusto per raggiungerlo.

Quando sono arrivata in aeroporto, mi sembrava un miraggio: ce l’avevo fatta! Il trucco è, dunque, saper chiedere aiuto quando ne hai bisogno, ma anche saper verificare le informazioni ricevute.

L’aeroporto di Francoforte è un luogo immenso, non a caso è uno dei più grandi in Europa. Ci sono mille lettere che indicano le varie sezioni dell’aereoporto, tra check-in e sicurezza. Lo so bene, perché a un certo punto, non riuscivo a trovare la lettera del mio volo. Sul tabellone con tutti i voli, vicino al mio c’era scritto C, ma io quella C non la trovavo. Ho girato in tondo per un po’ e, finalmente, mi è apparsa la donna delle informazioni, che mi ha chiesto in inglese “Dove devi andare?” e mi ha gentilmente indicato che la mia lettera era la A e non la C.

Mi è bastato avvicinarmi al mio gate per sentire già aria di Italia, con tutte quelle chiacchiere, quella facilità nel socializzare. Gli italiani non passano mai inosservati. Per me, la sfida più ardua è stata il dovermi fidare di un altro passeggero in attesa al gate, a cui ho lasciato in custodia le mie cose, mentre sono andata velocemente in bagno. Non potevo di certo portare tutto con me. È stato veramente gentile e alla fine non ha tradito la mia fiducia.

Comunque sia, sono riuscita a salire sull’aereo, ho allacciato la cintura al mio corno e ho mangiato la cioccolata che avevo portato come snack (ho aspettato di arrivare a Roma per mangiare cibo vero).

Ho scritto queste righe, mentre ero in volo sulle alpi e sotto di me avevo delle montagne bellissime, innevate e candide. Che bella la neve! Poi ho visto anche il mare, di tre blu diversi, dove ho immaginato di vedere anche i pesci… Quanta meraviglia che c’è nel mondo, quanta meraviglia c’è nei miei occhi. Ecco perché il costo del biglietto è alto, perché il volo offre una specie di tour tra le meraviglie del pianeta Terra. Il nostro mondo è un museo senza mura e non puoi attraversarlo senza sgranare gli occhi.

Qualche ora dopo…

Quando siamo atterrati, stranamente non c’è stato il classico e italianissimo applauso al pilota, peccato: mi sarei divertita a battere le mani.

E così, sono atterrata a Roma, la città Eterna, la mia preferita.

Tra l’altro, c’era un ragazzo sulla S a Francoforte vicino a me, che poi è salito sul mio stesso aereo ed è andato anche lui a Tiburtina come me. Quante probabilità c’erano che incontrassi una persona che facesse il mio stesso percorso? Magari, senza il Covid, avremmo potuto fare qualche chiacchiera.

A Roma il mio corno, anzi la mia custodia arancione, ha raccolto l’attenzione dei passanti, anche di un poliziotto che dopo avermi guardata con sospetto, mi ha chiesto i documenti.

Il mio viaggio poi è continuato sul pullman, verso casa, e finalmente ora sono dalla mia famiglia.

Ho già scritto in un mio articolo precedente che la vita è o stupore o noia, e qui ripeto che è necessario e urgente che la mia vita sia piena di stupore.

Ogni giorno per me diventa un esercizio alla meraviglia. E non meraviglia ingenua e di poco valore, ma un atteggiamento continuamente rinnovato, che permette di stare al mondo con libertà, con gratuità. È lo stupore di chi comprende che sei custodito, che sei preso per mano e che vieni accompagnato in ogni passo; è lo stupore di chi si guarda intorno e, comunque sia, trova un motivo per dire grazie!

Ecco, io dico grazie per questo avventuroso viaggio di ritorno a casa insieme al mio corno. Ho attraversato mezza Europa in un giorno. Le mie gambe sono arrivate semi distrutte. I miei amici mi hanno fatto compagnia nei momenti di attesa. Ho ricevuto una calda accoglienza a casa (a prova di Covid-19).

Il mio viaggio continua in drive-in in attesa del tampone.

Pubblicato da ilblogdiunrabarbaro

Anna, 23 anni, amore per la vita e per Chi l'ha creata, passione instancabile per la musica. Meravigliata come stile di vita e curiosa di scoprire nuove cose, mi appassiono della vita e della bellezza, sono un'aspirante santa. Con il corno sulle spalle cammino per le strade del mondo...

4 Risposte a “Flughafen, Flughafen!”

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