La musica, si dice, crea l’amicizia e l’amicizia crea la musica.
Ed è bello vedere come dei musicisti possano prendere uno spartito e lavorarlo, ricrearlo, proprio come si fa con l’argilla.
Cinque giovani musicisti grazie all’amicizia, inizialmente un po’ impacciata, e allo strepitoso desiderio di stare insieme con la musica, sono riusciti a creare della musica insieme.
Tra i cinque ragazzi ci sono anch’io. Presento tutti: siamo un Pianoforte (Francesca Battista), un Oboe ( Daria D’onofrio), un Fagotto (Giampaolo di Iorio), un Clarinetto (Luca De Siato), un Corno (io, Anna Evangelista) e tanta voglia di far musica, tanta voglia di creare insieme.
Ricordo ancora la prima prova: stop ogni minuto, per cercare di capire dove e come suonare, per dar spazio alle risate insieme, che da subito hanno contribuito a creare un clima di coesione e di spontaneità. Ricordo ancora i primi accordi impacciati del mitico primo tempo del K 452 di Mozart, ricordo ancora le stonature iniziali dovute alla poca intesa tra noi cinque. Ricordo anche i primi buoni risultati, dopo studio attento e meticoloso, che si sono trasformati in occasioni di bella musica creata assieme, di felicità; insieme alle prime lezioni con il maestro di Musica da Camera del Conservatorio di Campobasso, Marco Grisanti, una delle nostre raffinerie più importanti e gettonate.
E’ bello ricordare ancora tutti i bei momenti passati assieme, e non mi riferisco solo alle prove, ma anche ai caffè presi insieme al bar, alle patatine (abbondanti) servite al tavolino insieme a un aperitivo, alle confidenze, alle chiacchierate, alle risate e agli abbracci, anche all’ANSIA condivisa.
Domenica 26 marzo 2017, in una Chiesetta immersa nel verde del Molise, abbiamo suonato per la prima volta in pubblico.
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Non so se riuscirete ad immaginare il pre-concerto: una zuppa di risate (isteriche, aggiungerei), di sguardi, di ti voglio bene, di CIBO, di macchine di lusso (Audi di lusso offerta da Giampaolo di Iorio), di paure e ansie.
Appena abbiamo posizionato le sedie per suonare, ognuno con le mani sul proprio strumento, ognuno con il cuore a mille pronto a far risuonare un Mozart tutto nostro (o quasi) nelle mura gelide della Chiesa, abbiamo compiuto un grande passo. Il primo, si spera, di una lunga serie.
Ad Maiora!
P.s. A seguire una cena “abbuffosa” a base di fast food e allegria.