Cari lettori,
ho il piacere di presentarvi un brano poetico e filosofico, che ho presentato al concorso #AdottaunFilosofo indetto dalla Fondazione Campania dei Festival.
Il progetto “Adotta un Filosofo” prevedeva la visita a scuola di un filosofo, per discutere sull’Europa e sul significato storico della cittadinanza europea. Al termine degli incontri, gli studenti partecipanti hanno prodotto un elaborato sulla base della discussione avvenuta a scuola, presentando la propria idea di Europa.
Ringrazio la fondazione per la bella opportunità datami e le professoresse di Filosofia del mio liceo (G. Matera&C. Covino), per aver creduto in me.
“Solo quando si ama a tal punto la vita e la terra, che sembra che con esse tutto sia perduto e finito, si può credere alla resurrezione dei morti e ad un mondo nuovo”. D. Bonhoeffer
Il cielo di sera è sempre molto bello. Con la luna e le stelle che regalano la loro piccola luce al mare.Le stelle: riesci a contarle? Mi sembrano 12.Sono tutte nello stesso immenso cielo e nessuno si lamenta. Non si chiedono l’un l’altra da dove provengano, di che colore siano.Ognuna brilla a modo suo, nel suo posto. Non si fanno la guerra. Non imbrattano muri per offendersi.Ho diciotto anni e ancora mi sento rivolgere parole come noi e voi, dove io sono il voi chevuol dire la parte peggiore.Sento di essere diversa rispetto agli altri ragazzi, come se ci fosse una linea larga che ci separa, come se non avessi lo stesso diritto loro ad essere felice, ad avere una famiglia, ad avere una casa, ad essere viva.Eppure, le stelle sono nello stesso spazio e non si chiedono l’un l’altra da dove provengano.Europa: dov’è? Dov’è stata?Europa: è come un castello con tante stanze. Un cielo con tante stelle?O, forse, erano solo le stelle.Ho diciotto anni e ogni sera guardo il mare, pensando a ciò che ero e ciò che sono, a ciò che gli altri vorrebbero che fossi.A volte conto in un giorno quanti sguardi gentili ricevo, e quanti, invece, vorrebbero dirmi di andare via.Come se la mia casa fosse altrove e non qui, come se non meritassi di esseredove sono e gli altri si.Ho diciotto anni ed è vero che ho cambiato tante case, sono stata in tanti luoghi: mamma e papà si spostano molto per il lavoro e io li seguo.Senza passaporto.Quando mi chiedono se mi sento europea conosco la risposta: lo sono.Ma non sarei capace di disegnare a occhi chiusi la cartina geografica. Nemmeno saprei elencare le diverse lingue, le bandiere e le usanze di ogni luogo, perché non ho più radici che mi leghino.Appartengo all’Europa ora che tramonta, ora che è dappertutto e quasi non è più.La mia radice è in quell’azzardo di appartenere senza più appartenenze: obbedire ad una legge senza contenuto, all’idea di una legge che sia possibilità di se stessa… E poi basta.Europa è l’inizio adesso che è la fine. E’ la possibilità di ogni luogo di restarsi accanto, senza più trovare il confine per ciò che è l’altro.E’ la speranza.Quella speranza che forse avvenne quando gli uomini pensarono ad un luogo che non avessefrontiere che non fossero quelle della parola, che quella volta fu la fede.Questo fu il primo sogno di Europa. Fallì. Brutalmente. E le frontiere furono di nuovo intorno e più potenti.Ma restò il destino di una potenza che aveva preteso di essere mondo. Potente di tutto.Possibile.Ho diciotto anni e nei continui viaggi ho compreso sempre di più la bandiera fatta di stelle.Vedo come e quanto sia bella.E se l’impero è alla fine della decadenza, se ormai è notte fonda,possiamo esser certi che domani mattina alle sei ci sarà di nuovo il sole.E a mezzogiorno esso sarà cocente.E alla sera farà le valigie per cambiare prospettiva.Quella che dovremmo cambiare anche noi.